Sezione 4 - Oltre la corona

Oltre la Corona

Una donna moderna

Seppur icona mondana per eccellenza, capace di attirare su di sé l’interesse delle folle e dei media, affascinati dalla sua grazia, dalla sua cultura e dalla sua amabilità, Margherita di Savoia seppe riservarsi anche un posto di rilievo nell’indirizzare l’emancipazione della donna nella società italiana, coniugando il suo ruolo di regina di Casa Savoia, attenta alla tradizione e all’osservanza dei valori consolidati, con la modernità dei suoi interessi culturali, il suo impegno filantropico, la sua attenzione verso l’educazione pubblica e le passioni coltivate nel privato.

Quale benefattrice, fu sempre pronta a lasciare gli agi e le comodità di corte per conoscere e andare incontro alle istanze dei sudditi più bisognosi, arrivando - nei più tragici frangenti della Prima Guerra Mondiale - a trasformare la propria residenza di via Veneto in un ospedale della Croce Rossa e prestando il suo aiuto in prima persona. Consapevole del ruolo fondamentale dell’istruzione e dell’apprendistato lavorativo nel percorso di crescita di ogni individuo, fu particolarmente attenta alla condizione femminile, dando il proprio appoggio a istituti pedagogici e a iniziative educative volte a liberare le giovani meno fortunate dalla schiavitù economica, morale e intellettuale che ne ostacolava le legittime aspirazioni.

Da un lato, il patronato filantropico di Margherita rafforzò il modello stereotipato della donna nell’Italia liberale, confermando il disciplinamento domestico quale suo unico orizzonte. Dall'altro, la sovrana rappresentò comunque, nella costante presenza pubblica, un modello di savoir-faire, di concreta intelligenza, di spirito di intraprendenza. Ma soprattutto, attraverso la poliedricità delle sue attività, alcune delle quali eccentriche all’universo propriamente femminile (basti pensare alla passione per le automobili e i velivoli; o per la montagna, con la celebre ascensione, nel 1893, ai 4554 metri della Punta Gnifetti, sul Monte Rosa, in visita al rifugio a lei intitolato), ella aprì, anche se solo idealmente, il ventaglio delle possibilità. E forse non è un caso che Sibilla Aleramo, celata sotto il rassicurante pseudonimo di Nemi, sulle pagine della «Nuova Antologia» dedicasse proprio a Margherita, ora vedova e nel ruolo di regina-madre, una serie di partecipate recensioni alle pubblicazioni che numerose apparvero dopo l’assassinio di Umberto I a Monza.